SULL’IDEA che si possa essere obesi ma in buona salute si dibatte da una decina di anni. Di certo però, dimostra oggi uno studio su Cell Metabolism, si può essere in regola con il peso ma ricadere in quella sindrome metabolica che è considerata l’anticamera dei problemi di cuore, diabete, ictus e alcuni tumori. Il rischio di mortalità degli individui in linea dal punto di vista della bilancia, ma non degli altri indici della salute sarebbe triplo (+300%) rispetto ai magri perfettamente sani. Per gli obesi che non hanno problemi metabolici questo aumento di rischio sarebbe invece del 25%.

I magri-ma-a-rischio – secondo la ricerca tedesca coordinata dall’ospedale universitario di Tubinga e dal Centro Helmholtz per lo studio del diabete di Monaco – sarebbero il 20% delle persone con un indice di massa corporea (rapporto fra il peso e l’altezza al quadrato) regolare: fra 18,5 e 25. Il problema è come riconoscerli. Lo studio, sui suoi quasi mille volontari, ha usato esami semplici come quelli del sangue. Ma anche test meno diffusi nei nostri sistemi sanitari, come lo spessore della carotide, la risonanza magnetica e la spettroscopia per disegnare una mappa della distribuzione del grasso. Tra gli obesi – e non sorprende – il maggior fattore di rischio per la salute cardiovascolare è l’accumulo delle cellule adipose nell’addome e attorno al fegato. Tra i magri, i meno protetti sono risultati quelli con un rapporto fra grasso dell’addome e grasso delle gambe sbilanciato a favore del primo. Gambe troppo magre (in rapporto alla pancia, non in assoluto) possono essere un fattore di rischio per il cuore anche in chi non è sovrappeso.

Un punto fermo della questione è che le persone con il rischio più basso di mortalità per tutte le cause sono quelle con un indice di massa corporea fra 20 e 25. Il problema però, spiegano i ricercatori, non è solo quanto grasso abbiamo, ma anche dove lo immagazziniamo. Sottopelle, attorno al fegato, nell’addome o nelle gambe tra anche, glutei e cosce, le cellule adipose si comportano in maniera assai diversa. Se concentrate nelle gambe – i ricercatori avanzano l’ipotesi – potrebbero avere addirittura un ruolo protettivo per il cuore. C’è grasso e grasso, insomma, e solo di recente si sta iniziando a capire perché la sua distribuzione è altrettanto importante della sua quantità.

“Questo non vuol dire che abbiamo luce verde per prendere peso” precisa Luca Lotta, epidemiologo di Milano che lavora a Cambridge. “Vuol dire che persone con uno stesso indice di massa corporea possono avere livelli di rischio di malattia molto diversi. Chi ha un eccesso di grasso nelle gambe rispetto all’addome, per esempio, sembra essere più protetto rispetto a chi è nella situazione opposta”.

Sottopelle e nei tessuti periferici, nei glutei e sulle gambe, il grasso sembra fare i danni minori. “C’è poco da fare. Se mangiamo più calorie di quelle che consumiamo produciamo grasso” prosegue Lotta. “E se non si deposita nei posti visibili, può darsi che vada in giro negli organi interni come fegato e pancreas”. Creando meno problemi di look, ma più problemi di salute.

Perché una cellula di adiposa decida di finire nella pancia anziché nelle cosce resta in buona parte un mistero. “Esiste sicuramente una predisposizione genetica” afferma Lotta, che in uno studio su Nature Genetics del novembre 2016 ha gettato una luce su questo fenomeno. “Ma sicuramente ci sono altre cause che ancora non conosciamo”.

Così come non del tutto chiari sono gli effetti che il grasso produce nelle varie regioni del corpo che colonizza. “Alcuni studi sui topi di laboratorio – prosegue il ricercatore di Cambridge – dimostrano che nell’addome le cellule adipose producono sostanze infiammatorie più che nelle gambe. Ma i test sull’uomo non hanno ancora confermato questa ipotesi. Si tratta di aspetti molto raffinati del nostro metabolismo” prosegue Lotta. “Volgarmente parliamo di forma del corpo a pera o a mela. Ma dietro ci sono meccanismi che stentiamo ancora a comprendere”.

Oltre all’indice di massa corporea, i fattori che influenzano la salute del cuore sono resistenza all’insulina (l’ormone che regola il livello di zuccheri nel sangue dopo il pasto), colesterolo, trigliceridi e pressione sanguigna. Le persone sovrappeso, soprattutto se fanno esercizio, possono mantenere questi valori nella norma e limitare i rischi. Ma purtroppo – secondo buona parte della comunità medica – non azzerarli del tutto.

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/08/05/news/sindrome_metabolica_quando_i_magri_rischiano_la_mappa_del_grasso_aiuta_a_capirlo-172436777/