LISBONA – È vero, non è uno studio numeroso. Ma quando il professor Richard Young dell’Università australiana di Adelaide lo illustra alla platea del congresso europeo Easd, la società europea per lo studio del diabete, si dice convinto che negli ulteriori approfondimenti che seguiranno il risultato non sarà diverso. E, diapositiva dopo diapositiva, lo sintetizza così: il consumo consistente di dolcificanti artificiali al posto dello zucchero può aumentare il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Perché possono modificare la risposta del nostro organismo al glucosio.

A dire la verità questo australiano non è il primo studio a sostenere che nei consumatori abituali di quantità consistenti di dolcificanti a zero calorie il rischio di ammalarsi fosse aumentato. Anche se non è ancora stato spiegato il meccanismo. Del resto gli esperti in scienza dell’alimentazione lamentano anche che questi prodotti – a fronte di un taglio calorico non così consistente – abituano il palato ad un gusto sempre più dolce – considerato che molti di loro sono centinaia di volte più dolci dello zucchero – facendo sì che poi ci si abitui e si chiedano prodotti complessivamente più dolci.

Tornando allo studio, ha indagato 40 soggetti sani: a 20 sono stati dati in compresse 92 mg di sucralosio e 52 di acesulfame-K, in un dosaggio paragonabile a circa 1,2-1,5 litri di una bevanda dolcificata al giorno. Le pillole sono state somministrate tre volte al giorno prima dei pasti e per le due settimane di durata dello studio. Ad altri 20 soggetti è stato invece dato un placebo.

Alla fine delle due settimane previste dallo studio, supportato da Diabetes Australia e dal National Health & Medical Research Council Australia, i soggetti sono stati sottoposti ad esami per misurare la glicemia, l’assorbimento di glucosio, i livelli di insulina e gli ormoni intestinali. E i ricercatori hanno trovato che la supplementazione con i Nas (non caloric artificial sweeteners) per due settimane era già stata sufficiente ad accrescere la risposta dell’organismo al glucosio, misurata con la tecnica iAUC, che si utilizza per rilevare la quantità totale di glicemia prodotta in più rispetto a quella basale. Questa risposta era maggiore sia per l’assorbimento del glucosio che per i livelli di glicemia, mentre per il peptide intestinale GLP-1, che funziona limitando l’aumento di glicemia nel sangue dopo i pasti, era ridotto. Tutte queste modifiche non erano presenti nei soggetti ai quali era stato dato placebo.

Motivo per cui, secondo gli autori, lo studio “supporta il concetto che i dolcificanti artificiali hanno un effetto deleterio sul controllo dei livelli di glicemia ed evidenzia come la possibilità di altissime escursioni di glicemia post prandiale nei forti consumatori abituali di Nas potrebbe predisporli a sviluppare il diabete di tipo 2”. Ovviamente servono altri studi, più numerosi, precisa Young. Ma forse sarebbe utile cominciare a limitare i dolcificanti artificiali, soprattutto in chi è già a rischio di sviluppare diabete,, ma non ha ancora la malattia.

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/09/14/news/piu_a_rischio_diabete_con_i_dolcificanti-175464596/