BASTA COL CUORE MATTO e imprevedibile. Dal semplice prelievo di sangue all’elettrocardiogramma, alla Tac, da oggi sarà possibile tenerlo a bada. Con sole cinque mosse. L’innovativa strategia diprevenzione cardiovascolare è frutto di due ricerche condotte negli Usa e servite a confermare la validità di 5 test diagnostici combinati. A ognuno di essi viene assegnato un punto, per cui il punteggio più alto è 5. E più elevato è lo score finale, maggiore sarà il rischio di essere colpiti da una patologia cardiovascolare. Si parte dal tradizionale elettrocardiogramma, quell’Ecg cui venivano sottoposti anche i nostri nonni e che deve essere effettuato a 12 derivazioni. Che significa ottenere un tracciato completo in grado di rilevare la presenza di un’ipertrofia ventricolare, cioè l’ispessimento del muscolo cardiaco.

In successione, il paziente viene sottoposto a una “limited Tc scan”, una normale Tac cardiaca senza mezzo di contrasto e a bassa emissione di radiazioni che evidenzia la presenza e la quantità di calcio sulle pareti delle coronarie (calcium score), e infine a tre esami del sangue. Il primo, quello per la ricerca della Proteina C ad alta sensibilità che rivela, a seconda del valore, se c’è o meno un’infiammazione. È un indice generico, non specifico del cuore, ma non ne esclude il coinvolgimento. Poi, sempre sul campione di sangue prelevato, si effettua la ricerca dell’ormone NT-proBNP, test importante perché svela una sofferenza (oppure stress) ventricolare anche in assenza di sintomi. Per gli specialisti si tratta di un biomarcatore a cui ci si affida sempre più spesso soprattutto per valutare se sintomi dubbi siano dovuti a scompenso cardiaco. In questo studio, invece, si è andati a scovare l’ormone NT-proBNP nei soggetti sani e, quindi, senza alcun sintomo, proprio per scoprire una eventuale sofferenza latente del cuore.

Il terzo esame è rappresentato dalla Troponina T. Appartiene a una famiglia di proteine che interagisco-no durante la contrazione del muscolo cardiaco: da circa 15 anni sono utilizzate in tutti i pazienti con sintomi sospetti per infarto acuto per valutare se c’è stata o meno una necrosi. In questo caso, se presente nei soggetti sani con valore elevato diventa spia di un danno cardiaco. Il test è così sensibile da rivelarci se c’è stata una necrosi anche di una microscopica parte di cuore. La cinquina diagnostica darà più garanzie di prevedere le malattie cardiache rispetto alla strategia standard che si basa su pressione sanguigna, colesterolo, diabete e fumo. «Questa serie di test è risultata molto attendibile per identificare il cosiddetto rischio ”inaspettato” nei soggetti che hanno pochi fattori tradizionali di pericolo – osserva James de Lemos, direttore del Cardiovascular Fellowship Program allo UT Southwe- stern Medical center di Dallas (Usa) – mi riferisco a persone che ignorano di essere sotto minaccia e che quindi sarebbero escluse dai programmi di prevenzione».

I ricercatori hanno utilizzato i dati di due studi di grandi dimensioni. Il Dallas Heart Study ha tenuto in osservazione un gruppo di 2202 individui sani per 16 anni, e, pubblicato sulla rivista Circulation, è stato in parte finanziato dalla Nasa per sviluppare strategie per predire patologie cardiache negli astronauti. L’altro studio, il Mesa (Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis) è stato condotto su 6621 persone da diverse istituzioni: Columbia University, Johns Hopkins, Northwestern University, Ucla, University of Minnesota, Twin Cities Wake Forest University. A conclusione delle ricerche condotte per anni, si arriva a un dato certo: quanto più è alto lo score rilevato, tanto maggiore è il rischio di andare incontro a un evento cardiovascolare. Non solo a infarto nel miocardio o a ictus, ma anche a scompenso cardiaco (indebolimento o irrigidimento del cuore che provoca tra l’altro dispnea, piedi gonfi e stanchezza) e fibrillazione atriale (un’aritmia caratterizzata da un battito cardiaco caotico, del tutto irregolare). Già, perché, dicono i ricercatori, uno degli obiettivi principali dello studio è ampliare il campo di applicazione della prevenzione.

Il cardiologo italiano Federico Gentile è uno dei 14 componenti della task force che redige le linee guida per le malattie cardiache dell’American college of Cardiology e dell’American Heart Association (Acc/Aha), le due più importanti società scientifiche americane.

 

Fonte: http://www.repubblica.it/salute/2017/05/09/news/metti_il_cuore_al_sicuro_in_cinque_mosse-164999172/